M12 TRAIL. Letale e compatta

Quando per la prima volta imbracciai la Trail mi balzarono in mente le parole del mio amico Guido: “è talmente intuitiva ed ergonomica che potresti andarci a colombi”. Portandola alla spalla la sensazione era dannatamente appagante, andava in mira da sola, corta, bilanciata, perfetta nell’impugnatura e con il pacchetto mire ad alta visibilità ottime per la penombra del bosco. Davvero un ottimo feeling che compensava del tutto lo shock visivo provato all’apertura della scatola.

M12 Trail, piccola strabiliante ed ergonomica.

Una carabina Arancione fosforescente, un enorme accecante evidenziatore, lontano anni luce dalla tradizionalissima rastrelliera di casa, popolata rigorosamente da acciaio e radica. Lo confesso, non ho mai smesso di pensare che le armi, quelle da caccia, debbano essere eleganti, belle e con un aspetto classico. Quelle efficientissime calciature in polimero, per me, sono solo ed unicamente efficientissime, non belle, non appassionanti. Vero è, però, che un’arma squisitamente dedicata alla ricerca di animali feriti, e che al più può essere impiegata per la caccia in battuta, deve NECESSARIAMENTE, essere visibile, corta, resistente ai maltrattamenti e sicuramente essenziale.

In bella mostra.

Quindi, come ogni strumento di lavoro, deve essere dannatamente funzionale e garantire affidabilità assoluta.

Una volta a casa, come da abitudine, ho smontato la carabina in ogni singolo pezzo: se devo utilizzare un’arma ed affidarle la mia incolumità e quella del cane, voglio sapere come è fatta, ed eventualmente capire quali siano i suoi punti deboli, e quelli di forza. Come tutte le Mauser, anche la M12 è composta di pochi pezzi assemblati con teutonica precisione. La canna si separa dal calcio restando solidale alla cassa e al gruppo scatto. Il calcio è ben fatto, rifinito anche all’interno, e pur essendo leggero e corto è molto solido. Il gruppo scatto è essenziale, semplicissimo, con la possibilità di regolare il peso di scatto agendo su una vite. L’otturatore, a sei tenoni, scorre fluido, senza impuntare, arrivato a fine corsa è possibile sfilarlo agendo su un tasto che lo libera dal vincolo con la carcassa. Smontarlo è un gioco da ragazzi. Abituato a pulire gli otturatori dei 98, o peggio delle Europa 66, questo si fa apprezzare particolarmente per la semplicità.

Fatta a pezzi!

E’ sufficiente selezionare la posizione intermedia della sicura, quella nella quale è possibile operare l’otturatore con l’arma in sicura, sfilare l’otturatore dall’arma, e agire con un cacciavite sul piccolo perno. Ruotando in senso orario il fondello dell’otturatore, questo si svincola dal corpo dell’otturatore dopo una rotazione di appena 15 gradi. Dopo la pulizia di molla e percussore è possibile rimontare l’otturatore senza problema alcuno, procedendo in maniera inversa. Questo aspetto del design dell’otturatore della M12 mi ha perplesso in un primo momento. Abituato alla solidità dei vecchi progetti, la prima impressione è stata di diffidenza.

Smontare l’otturatore è semplicissimo.

Osservando bene, però, le cose stanno diversamente. Come detto prima, ruotando il fondello in senso antiorario questo si riposiziona perfettamente e resta in sede grazie al perno di ritenuta. Inserendo l’otturatore nell’arma è facile osservare come in fase di chiusura la manetta di armamento ruoti di ulteriori 60 gradi. Di fatto il fondello dell’otturatore ruota di 75 gradi tra la posizione di sparo e quella di svincolo, e lo fa all’interno di un robusto recesso lavorato alla perfezione. Soluzione ottima, semplice, e dannatamente sicura. Molto più leggero di un classico otturatore dell’azione 98, molto più snello, facile da pulire anche sul campo. Davvero ben progettato. La sicura della Trail è a tre posizioni: Con la leva sulla posizione di sparo è possibile aprire e chiudere l’otturatore, e ovviamente l’arma è in condizioni di fare fuoco. La posizione intermedia permette di aprire l’otturatore, scaricare e caricare l’arma, in totale sicurezza. In questa posizione manovrare l’otturatore è particolarmente facile, richiede pochissima forza, ed è pertanto possibile che in condizioni particolari, dentro la vegetazione fitta, questo si possa inavvertitamente aprire.

La sicura della M12.

E’ consigliabile pertanto utilizzare la posizione più avanzata, che blocca fisicamente l’otturatore nella posizione chiusa. Muoversi con l’arma carica e in sicura, va detto, rappresenta sempre un rischio, specie su terreno accidentato, in aree densamente vegetate, e soprattutto sotto forte stress emotivo. L’impellenza dell’azione di caccia, il cane che abbaia a fermo su un animale ferito, la stanchezza fisica sono tutte componenti che possono compromettere la sicurezza del cacciatore. Personalmente preferisco spostarmi con l’arma scarica, e armarla quando serve, ma ovviamente non sempre è possibile. La M12 Trail, come tutte le M12, può essere, a richiesta, dotata della sicura modello “S”, in gradi armare e disarmare il percussore. Questo modello permette di agire in completa sicurezza anche con il colpo camerato, un grande vantaggio nella caccia alla cerca o per il recupero di animali feriti.

Il pomello dell’otturatore è ben proporzionato, ma risulta un po’ piccolo per le mie mani e soprattutto in previsione di impiegare la carabina con i guanti. L’ho sostituito con uno più generoso, in polimero, guadagnando un po’ di velocità in fase di riarmo.

Un pomello di armamento generoso aiuta molto.

Come precedentemente detto, agire sull’otturatore è semplice e veloce. Scorre perfettamente, non ha punti morti, si apre completamente con una breve rotazione di circa 60 gradi, quindi ricaricare richiede tempi brevissimi.

Ispezione dell’arma.

Il caricatore, bifilare, 5 colpi, è in plastica. Visto l’impiego cui è destinata la Trail avrei preferito un caricatore in acciaio, ma queste sono gusti personali.

Il miglior set di mire metalliche che abbia mai usato.

Il pacchetto mire metalliche è semplicemente perfetto: con pochissima luce è possibile inquadrare in pochi istanti il bersaglio, complici la canna molto corta e l’ottima ergonomia dell’arma. Sul Vivo di Volata è fissata una Maglietta portacinghia, che permette di applicare la cinghia per portare il fucile a tracolla. La stessa può essere facilmente applicata sull’asta del calcio, in posizione classica, mentre nella pala del calcio sono annegati due supporti atti ad accogliere un anello a sgancio rapido. Questo accorgimento permette di mettere o togliere la cinghia in pochi istanti. La maglietta sul vivo di volata è una chicca per estimatori, ma va usata con molta attenzione.

Dettagli di qualità.

Permette di indossare letteralmente la Trail, senza che questa impunti nella vegetazione più fitta, perchè di fatto l’arma non sporge dalla sagoma del cacciatore e non costituisce alcun appiglio. Allo stesso tempo, però, la canna corta è potenzialmente pericolosa. E’ facile in questa configurazione, che l’arma possa di fatto puntare verso il corpo del cacciatore mentre questi si muove nella vegetazione, specie se impegnato in passaggi stretti o chinato per passare sotto un ostacolo. E’ quindi fondamentale prestare attenzione massima, ed utilizzare questa metodologia di trasporto solo ad arma scarica.

Un dettaglio degno di nota è rappresentato dal coprivolata. Insieme all’arma viene fornita una confezioni di tappi in silicone, ovviamente arancioni, che si incastrano alla perfezione sul vivo di volata. Rimuovere il coprivolata, dotato di un piccolo pomolo, richiede pochi istanti, ma se necessario è possibile fare fuoco senza in alcun modo danneggiare l’arma. Questo modesto accessorio, che potrebbe essere facilmente rimpiazzato da un pezzo di nastro isolante, rappresenta a mio avviso un valore aggiunto: l’alta visibilità permette di verificarne in un istante la presenza, e garantisce un isolamento completo della canna da acqua, fango o altri corpi estranei che potrebbero creare guai in fase di sparo. Un’attenzione ai dettagli non comune, veramente notevole.

Il Funzinale coprivolata

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Il calibro di questa superba carabina è il venerabile 8x57JS, un mostro sacro su cui sono stati scritti fiumi d’inchiostro. E’ un vecchio caro amico con cui ho cacciato per anni e che sposa perfettamente le esigenze del recupero di animali feriti. Nell’intenzione di farlo lavorare al meglio ho cercato un’ogiva che assicurasse un rilascio brutale di energia nella preda, così da assicurare abbattimenti fulminei anche a brevissime distanze.

Un buon connubio..

La lunghezza della canna , appena 47cm, suggerisce l’impiego di palle di almeno 200 grani, e di una polvere idonea al particolare impiego. Allestire una cartuccia per un’arma così specializzata è una piccola sfida che stimola i patiti della ricarica. Va trovato un equilibrio tra peso di palla, velocità di combustione, tipo di innesco, senza sacrificare la velocità alla bocca e ottenendo la migliore precisione possibile. Un bel ginepraio.

Nelle corte canne degli stutzen ho spesso ottenuto ottimi risultati barando bassamente, cioè impiegando inneschi magnum, cariche non esasperate, e palle pesanti, ma in questo caso non è stato necessario. Dopo qualche mail scambiata con il team tecnico Brenneke ho ricevuto da loro un buon aiuto.

Ricetta segreta, ma non troppo.

Mi hanno gentilmente fornito le quote dell’ogiva che avevo intenzione di usare, la Basic da 200 grani, una softpoint che in tutto e per tutto ricorda la venerabile TIG, e suggerito una lunghezza di cartuccia ottimale. Avevo intenzione di utilizzare la ottima RS60, polvere suggerita dagli stessi tecnici tedeschi. Ho utilizzato Bossolo nuovi PRVI Partizan, inneschi RWS standard e, come detto, la versatile RS60. Ho allestito qualche cartuccia con la dose suggeritami, ma le simulazioni su Quickload non davano risultati ottimali.

Homework ..

Ho pertanto allestito un secondo lotto di cartucce con dose leggermente superiore di polvere, che secondo i miei calcoli doveva bruciare pressochè completamente (99% di combustione) , filling prossimo al 100% (palla che poggia sulla polvere con la parte inferiore) e pressione di esercizio ottimale. Il tempo di canna di questa ricarica è quasi perfetto, l’uscita dell’ogiva è prossima al nodo, e sulla carta promette ottima precisione.

Primi colpi dopo la lunga pausa obbligata.

I test in poligono, sospirati e lungamente attesi per colpa della pandemia, hanno riservato qualche gradevole sorpresa.

Il primo tentativo è stato eseguito con le sole mire metalliche. Ed è stato piuttosto doloroso. Il design dell’arma, spiccatamente dedicato al tiro istintivo, diventa scomodo e impegnativo sul banco di tiro. Pala drittissima, mire molto basse, unitamente ad un peso piuma, si traducono in un rinculo proibitivo sul banco da bench rest.

A mano libera…

Nella stessa sessione di tiro ho azzerato una M03 in 8x68S, sparando 13 colpi, poi sono passato alla Trail… e non riuscivo a credere a quanto scalciasse forte. La posizione di tiro in piedi e in ginocchio sono radicalmente diverse. Sparare dalla posizione eretta è divertente e il rinculo è facile da gestire, la precisione buona, specialmente con la ricarica più robusta. Il design dell’arma si rivela eccezionale, esaltando leggerezza e istintività.

La seconda sessione di tiro si è svolta con il punto Rosso RV1 Minox, il completamento perfetto per l’arma che andremo a provare a caccia.

Sul Rest..

Questo piccolo e robusto Red Dot merita qualche parola, poichè è davvero notevole. La carcassa è estremamente robusta, sul fianco spicca la manopola di accensione e le viti, protette da ghiera, per la regolazione in alzo e in deriva. Il Dot può essere gode di ben 11 livelli di intensità, con i primi 4 idonei a illuminazione crepuscolare. Selezionando il livello più alto di illuminazione il dot resta sempre ben visibile, dai contorni netti. Le lenti sono di grande qualità, estremamente luminose, davvero sorprendenti.

L’applicazione sulla scina Weaver è elementare, basta utilizzare l’appostito strumento, che per inciso può essere impiegato anche per la regolazione del punto di impatto. Dato che utilizzerò l’arma anche in tiri molto corti, ho preferito avvalermi di una slitta a sgancio rapido che possa interfacciare arma e sistema di mira. Laddove la vegetazione sia molto fitta, e il tiro sul suide estremamente ravvicinato, di stoccata, nulla può sostituire le mire metalliche, specie se intuitive come quelle della trail.

Minox RV1.

Regolare il punto d’impatto è semplice e intuitivo. Svitando i due tappi presenti sul fianco e sulla sommità del telaio si accede a due viti di regolazione. E’ possibile utilizzare lo strumento fornito da Minox, ma trovo molto pratici i tappi di copertura: girandoli presentano una rima che entra a perfezione nel recesso della vite, e un adesivo al loro interno ricorda il giusto verso di rotazione. Semplice, efficace, robusto, intuitivo. I click sono netti, e corrispondono ad 1 centimetro a 50 metri. Per regolare il punto di impatto ho impiegato 3 colpi. Fantastico.

Grande efficienza e semplicità.

Il Buon RV1 con la slitta a sgancio rapido è leggermente più alto rispetto a quanto sarebbe se montato direttamente sul rail. Questo non è un difetto, la posizione rialzata mi permette un’acquisizione più rapida del bersaglio e il rinculo è molto più mite rispetto alle mire metalliche.

La prova di tiro si è svolta in una giornata calda e assolata di fine maggio, con temperatura prossima ai 30 gradi e una leggera brezza. Avevo azzerato Il punto rosso con il laser a 10 metri, il primo colpo è finito a destra, il secondo sul bersaglio, il terzo perfettamente sopra la mouche, dove solitamente desidero che vada. A questo punto, con l’arma perfettamente azzerata ho sparato una serie di colpi in rapida successione, dalla distanza di 50 metri. il risultato è stato più che buono, vista la cadenza di tiro. Complici le temperature estive, la corta canna della Trail era ormai rovente, situazione non ideale per il tiro meditato, ma perchè non mettere alla prova questa bella M12?

Il Dot è ben visibile anche con luce molto forte.

Lo scatto è netto, pulito, perfettamente fruibile per tiri medio lunghi. Sebbene siano le tre del pomeriggio e ci sia una luce molto intensa, dalla penombra delle postazioni di tiro il punto illuminato è perfettamente visibile anche sullo sfondo bianco dei bersagli, cosa non da poco. Abbassando l’intensità le dimensioni del punto si riducono leggermente, permettendo un tiro più preciso. Sparo tre colpi, senza attendere che la canna possa freddarsi.

Oltre le più rosee aspettative.

Un ottimo risultato, i tre fori sul bersaglio si toccano, perfettamente fustellati.

La ricarica allestita è perfetta per la M12 Trail: la cartuccia, lunga 75 mm, viene camerata in modo fluido, senza incertezze, è precisa oltre ogni aspettativa e sicuramente in grado di produrre effetti terminali spettacolari, dato il peso e la natura dell’ogiva.

Gemelle diverse: Tig e Basic.

Avremo modo di provarle nella prossima stagione venatoria, e non vediamo l’ora di raccontarne le caratteristiche. Sono ogive di costruzione classica, molto simili nella forma, alle classiche TIG. Di certo nutriamo massima fiducia nel binomio arma-cartuccia, vista la grande compatibilità e precisione.

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16 pensieri riguardo “M12 TRAIL. Letale e compatta

  1. Articolo molto bello, sono anni che uso l’ 8x57js e non mi ha mai deluso. La carabina M12 trail, che ho potuto vedere alla fiera di Verona, mi ha entusiasmato per le caratteristiche che vanno incontro alle esigenze di un conduttore di cane da traccia e non solo, credo che possa essere proficuamente utilizzata in tutte le cacce da bosco come nel controllo del cinghiale; leggera, brandeggiabile e robusta.
    Nelle armerie non si trova, è una questione di importazione o di distribuzione? Resta comunque una di quelle carabine che mi hanno fatto venire la voglia di creare posto in una rastrelliera già fin troppo gremita.

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    1. Buondì,
      A Verona hai parlato con noi, eravamo gli addetti allo stand.
      Io la uso da un paio di anni, è ottima quasi per tutto, ci ho fatto la cerca, la battuta e anche un po di caccia di selezione. Validissima, specie se dotata del sistema Handspannung.

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  2. Nei prossimi giorni mi recherò nella mia armeria di fiducia per ordinarla, sono mesi che ci penso, non vorrei invecchiare con la voglia.
    Complimenti per gli ottimi articoli che pubblicate.

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  3. Finalmente potrò provare la mia Mauser Trail, domani mi recherò al poligono con le poche cartucce di serie che ho trovato in armeria. Sicuramente mi dedicherò ad approntare una ricarica dedicata alla “corta” tedesca. Vi faccio nuovamente i complimenti, è un’arma veramente maneggevole, spero mi riservi buoni risultati in termine di precisione alle classiche distanze di utilizzo.

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      1. Ho aspettato un periodo congruo di tempo per scrivere questo messaggio, purtroppo la prova della mia agognata Mauser Trail non è andata per il verso giusto, anzi non è proprio andata… la carabina aveva il percussore rotto, fatto che ne io e nemmeno l’armiere da cui l’ho acquistata avevamo notato. Morale? Un viaggetto al poligono di Lograto che non mi è piaciuto per niente. Ho portato la carabina all’armaiolo il giorno successivo e sto ancora aspettando la parte di ricambio. Non è l’inizio che mi aspettavo.

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      2. Buona sera Andrea,
        Ci dispiace sapere che la tua esperienza con la M12 non sia stata delle migliori.
        È inusuale che un’arma uscita dalla fabbrica abbia un problema, ma purtroppo capita..
        Spero che si riesca presto a sistemare l’inconveniente, se dovessi avere bisogno contattaci e cercheremo di aiutarti.

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      3. Non ho scritto per fare polemiche e capisco che vi possa dispiacere che un prodotto da voi promosso e commercializzato, che fa parte di un grande gruppo armiero, possa aver’dato qualche problema. Se vorrete cortesemente contattarmi ve ne sarei grato.

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      1. Benissimo, spero di provarla quanto prima. Vi ringrazio per il gentile interessamento. Appena mi recherò al poligono vi racconterò la mia esperienza.

        Cordiali saliti.

        Andrea

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